Antisemitismo, cosa significa questo termine: quando ha avuto origine, cosa descrive in particolare e qualche esempio d’uso.
Il recente scoppio di un nuovo conflitto in Israele tra ebrei e palestinesi, con tutte le conseguenze politiche, economiche e umanitarie del caso, ha fatto rinascere in Italia e in Europa l’incubo dell’antisemitismo, ossia di pregiudizio, paura o in alcuni casi addirittura odio verso i giudei, le persone di religione ebraica.
Una piaga che si concretizza nelle continue accuse rivolte agli ebrei di cospirazioni di vario genere ai danni del resto delle umanità, con la conseguenza di trasformare un intero popolo nel capro espiatorio di problemi di natura politica, sociale ed economica. In sostanza, il pregiudizio che ha dato vita alla Shoah, una delle pagine più tremende nella storia dell’umanità.
- Origine: 1879.
- Quando viene usato: per indicare l’odio nei confronti degli ebrei.
- Lingua: tedesco, italiano.
- Diffusione: internazionale.
Antisemitismo: il significato e l’origine del termine
Nonostante le persecuzioni nei confronti del popolo ebraico abbiano una storia ben più lunga, la parola antisemitismo è relativamente giovane. A coniarla fu il giornalista nazionalista tedesco Wilhelm Marr a Berlino nel 1879, una cinquantina d’anni prima dell’avvento del nazismo, all’interno del suo scritto La strada verso la vittoria del Germanismo sul Giudaismo, da una prospettiva anticonfessionale.
Il termine in questione era null’altro di un eufemismo utilizzato per sostituire un’altra parola ben forte: judenhass, letteralmente ‘odio per gli ebrei’. Si spiega in questo modo il fatto che l’antisemitismo, nonostante abbia nella sua etimologia un riferimento chiaro ai popoli semiti, ossia quelli che sono accomunati dalle lingue del gruppo semitico (non solo l’ebraico, ma anche l’aramaico, l’amarico e l’arabo), si riferisce unicamente all’odio e alla discriminazione verso gli ebrei, e non verso altre popolazioni.
Parzialmente ritrattato negli anni successivi dallo stesso Marr, il termine antisemitismo si è da quel momento diffuso in tutta l’Europa, cambiando a volte accezione, assumendo nuove valenze e coincidendo non solo con l’odio in sé, ma anche con le persecuzioni ai danni degli ebrei. Non di rado, però, questo termine viene ritenuto errato, e sostituito con parole etimologicamente più precise come antiebraismo, antigiudaismo o gidueofobia.
Esempi d’uso
L’Agenzia europea dei diritti fondamentali ha stabilito una definizione pratica del concetto di antisemitismo, diventato nel corso del Ventesimo una piaga diffusa e combattuta con forza da molti politici anche in Italia, come dimostrato in tanti anni da Liliana Segre. Secondo tale definizione, esso non è altro che la “certa percezione descrivibile come odio verso gli ebrei, attuata attraverso manifestazioni retoriche e fisiche dirette contro singoli e brei o non ebrei, e/o contro la loro proprietà, contro le istituzioni comunicatarie e contro tutte le strutture religiose ebraiche“.
Al di là della definizione adottata nel Vecchio Continente, va però rimarcato come il problema dell’antisemitismo riguardi anche il resto del mondo, se è vero che uno degli scritti più importanti riguardanti l’avversione nei confronti degli ebrei resta L’ebreo internazionale dell’americano Henry Ford (1920), creatore dell’omonima casa automobilistica.
Di seguito alcuni esempi d’uso:
– L’antisemitismo è uno dei problemi del nostro secolo.
– Bisogna combattere ogni forma di odio, compreso l’antisemitismo.
– L’antisemitismo si basa su teorie pseudoscientifiche aberranti.